Caponadda
La caponadda non ha nulla a che vedere con la Capponata siciliana. Alcuni ritengono che il suo nome derivi dal termine “caupona”, che significa “taverna”. Per altri, invece, sarebbe l’abbreviazione di “Capun de Galera”, una versione povera del nobile Cappon Magro destinata al consumo quotidiano sulle imbarcazioni a vela (le galere appunto). Quello che sembra più probabile è che questa ricetta originariamente nasca per venire incontro alle esigenze dei marinai che dovevano affrontare lunghi viaggi in mare senza toccar terra per molti giorni.
E infatti il primo ingrediente della Capponada sono le galette del marinaio, quel sottile e rotondo pane “bis- cotto” che si conserva croccante per almeno un anno intero. Stipato a bordo delle navi per affrontare lunghi viaggi, era così duro che veniva bagnato con acqua di mare prima di poter essere consumato. Nella versione che si prepara a terra – e che si trova riportata in alcuni ricettari antichi (tra cui “La vera cuciniera Genovese” del Rossi e la “Cucina di strettissimo magro” di Padre Delle Piane) – le gallette vengono, invece, ammorbidite in acqua e aceto.
Il secondo ingrediente, poi, è il pesce conservato, in particolare acciughe sotto sale e mosciamme (dall’arabo mosammed ovvero cosa dura, secca, in passato il mosciamme era prodotto mediante essiccazione del filetto di delfino, poi fortunatamente sostituito dal filetto di tonno). Anche questo è un ingrediente facile da conservare durante i lunghi viaggi per mare. Nelle versioni attuali il mosciamme (prodotto raro e pregiato) è spesso sostituito dal tonno sott’olio.
Forse per confortar lo spirito e consolare la nostalgia di casa, questi due ingredienti venivano poi conditi con i profumi che ricordavano ai marinai l’odore della loro terra lontana: basilico, olive, capperi e olio d’oliva.
Oggi è facile incontrare nella Capponada anche pomodori freschi e uova sode, prodotti però che a bordo delle piccole imbarcazioni d’un tempo erano assai rari.
Non stupisce che la paternità di questo piatto venga da alcuni attribuita a Camogli. Infatti, sulle sue alture (a San Rocco, precisamente) esiste l’unico panificio che ancora sforna gallette del marinaio secondo la ricetta tradizionale, mentre lungo la sua costa è situata la famosa tonnarella (presidio Slow Food della Liguria) che produce da secoli acciughe salate, mosciamme di tonno e tonno sott’olio. Tuttavia, la Capponada è una preparazione tipica anche della Spezia, dove il timo prende il posto del basilico e dove le uova sode vengono spesso tritate sopra l’insalata.
Testo tratto da zenazone.it
Quella che proponiamo è una versione con ingredienti reperibili abbastanza facilmente ai giorni nostri.
Ingredienti
- Gallette del marinaio
- 1 cipolla rossa
- Pomodori
- Acciughe sott’olio
- Tonno sott'olio di ottima qualità (sostituisce il mosciamme)
- Olive taggiasche sott’olio denocciolate
- Origano
- Olio extravergine di oliva
- Aceto
- Sale
Istruzioni
- Spezzettare le gallette del marinaio e metterle a bagno in acqua e aceto, facendole però restare abbastanza croccanti, non inzupparle eccessivamente.
- Tagliare la cipolla a rondelle.
- Tagliare a pezzi i pomodori.
- Spezzettare il tonno.
- Sgocciolare le olive taggiasche.
- Amalgamare tutti gli ingredienti condendo con olio extravergine di oliva, sale e origano.
- Coprire il contenitore con una pellicola e mettere in frigorifero per almeno un’ora.
- Prima di servire lasciare la caponadda fuori dal frigorifero per almeno mezz’ora.
Fa sorridere leggere la storia di questo piatto e notare come sia simile ai piatti poveri preparati ad Alghero. La galletta era il pane tipico preparato qui ad Alghero per i pescatori. Purtroppo ormai caduto in disuso, questo pane tondeggiante e bucherellato al centro era durissimo e totalmente privo di sale ma veniva utilizzato per le zuppe e per la “capunara” (dopo essere stato lasciato avvolto in un telo umido bagnato con acqua e aceto) e successivamente diviso a pezzi e condito con tonno sott’olio, pomodori Secchi, olio e aceto. Pare che in antichità questi fossero i piatti preparati dai marinai che non disdegnavano di utilizzare questo pane insipido anche per preparare la zuppa di pesce “copazza” usando l’acqua salata del mare e pesce fresco, a bordo delle piccole imbarcazioni ” lancette” utilizzate per la pesca.
Ottimo suggerimento! Ne ho acquistate 5 confezioni di quelle gallette via web, proprio quelle prodotte dal forno di San Rocco di Camogli! Mi ricordano vagamente le gallette in uso c/o l’Esercito Italiano che militi del Battaglione San Marco ci diedero tra i generi di conforto durante la crisi sismica dell’anno 1972, ad Ancona, quando pernottavamo all’interno di un filobus tra i vari (oltre alle carrozze ferroviarie) messi a disposizione dai relativi Enti ed Aziende. Unica differenza era la forma quadrangolare anziché tondeggiante, la quasi assenza di “bolle” in superficie ed il confezionamento in un pacco in alluminio termosaldato, tale e quale una “razione K”! Mi rimasero talmente in mente (all’epoca avevo 14 anni) che spulciando nella rete l’ho finalmente trovate! Un paio di pacchi li regalerò ad un mio cugino che in estate porta i turisti in barca lungo la Riviera del Conero come fornitura “in tono” con l’attività esercitata…😁
Ottimo! Io lo preparo con gallette fatte in casa secondo la semplice ricetta di questo stesso sito!